La Corte dei Conti europea ha valutato se gli investimenti cofinanziati dall’UE nel campo dell’efficienza energetica degli edifici abbiano contribuito, con un buon rapporto costi-benefici, al perseguimento dell’obiettivo di risparmio energetico fissato dall’UE per il 2020, giungendo alla conclusione che i programmi operativi e la selezione dei progetti non sono stati guidati da una logica basata sul rapporto costi-benefici.
Nel Documento si rileva che sebbene gli Stati membri abbiano richiesto quale obiettivo delle ristrutturazioni edilizie un risparmio minimo di energia e il miglioramento del livello di classificazione energetica, in alcuni casi tali risultati sono stati conseguiti a un costo elevato.
L’assenza di una valutazione comparativa dei benefici dei progetti e la mancata fissazione di soglie minime/massime riguardo al rapporto costi-benefici hanno fatto sì che non sia stata data priorità ai progetti che pur offrivano maggiori risparmi energetici o altri benefici a costi inferiori.
La Corte raccomanda di innalzare il livello qualitativo della pianificazione, della selezione e del monitoraggio degli investimenti, al fine di migliorare l’efficacia della spesa.
In particolare nelle conclusioni la Corte rileva:
Conclusioni e raccomandazioni
87 La Corte ha analizzato cinque programmi operativi, in Bulgaria, Cechia, Irlanda, Italia (Puglia) e Lituania, che hanno assegnato al settore in esame circa 2,9 miliardi di euro della rispettiva dotazione nell’ambito del Fondo europeo di sviluppo regionale e del Fondo di coesione.
La Corte ha valutato se tale dotazione sia stata utilizzata in maniera efficiente e se la Commissione e gli Stati membri abbiano applicato le raccomandazioni della relazione speciale n. 21/2012 sull’efficienza energetica negli edifici pubblici.
91 Per quanto attiene alle valutazioni delle necessità dei programmi operativi in sé, la Corte ha riscontrato che:
tutti e cinque i programmi operativi esaminati hanno individuato la necessità di incrementare l’efficienza energetica del rispettivo parco immobiliare, in particolare quello residenziale, senza tuttavia quantificare le potenzialità di risparmio energetico e le corrispondenti esigenze d’investimento (paragrafi 23-28);
nessuno dei cinque programmi operativi esaminati ha descritto gli ostacoli che si frappongono agli investimenti nel campo dell’efficienza energetica. Tuttavia, la Lituania e la Cechia avevano adottato iniziative per affrontarne alcuni (paragrafi 29-32);
nonostante gli investimenti in efficienza energetica generino un flusso di economie di costo per il proprietario e/o il locatario dell’immobile, dimostrando l’opportunità economica del ricorso a strumenti finanziari rimborsabili, quattro dei cinque programmi operativi analizzati utilizzano ancora le sovvenzioni come unico mezzo per finanziare detti investimenti. Solo la Lituania ha introdotto un utile strumento finanziario dell’UE, che ha permesso di erogare prestiti a tasso agevolato per contribuire alla ristrutturazione di circa 4.000 condomini (paragrafi 33-35);
nonostante le indicazioni fornite dalla Commissione per incentivare le ristrutturazioni profonde mettendo a disposizione un tasso di aiuto più elevato per tali interventi, tre dei cinque Stati membri visitati non hanno modulato i tassi di aiuto e hanno erogato sovvenzioni del 100 % indipendentemente dal risparmio energetico atteso dai progetti. La Lituania e la Cechia hanno modulato il tasso di
aiuto per massimizzare l’effetto leva sui finanziamenti privati (paragrafi 36-42).