Fiume Po-Pianura Padana: la crisi idrica peggiora ed è grave.

L’acqua salata dell’Adriatico entra nelle terre coltivate della pianura per 15 km e le scorte di risorsa, in assenza di piogge abbondanti, non basteranno a coprire i fabbisogni della Pianura padana. Neve a -70%.  Portate a -40% e fino a -60% per gli affluenti. Falde in ribasso. I Grandi Laghi hanno solo il 10% di acqua disponibile. Temperature, fino a +3° C attestano il secondo inverno più caldo degli ultimi 40 anni e rischio incendi

3 Marzo 2022 – Se tre indizi fanno una prova l’Osservatorio Permanente sulle crisi idriche – riunitosi oggi tra tutte le istituzioni e i portatori di interesse del bacino del fiume Po in seno all’Autorità Distrettuale del Fiume Po-Ministero Transizione Ecologica – ha individuato molteplici indicatori, provenienti dalla quasi totalità degli areali considerati, che disegnano i tratti di un generale contesto in avanzato stato di allerta idrica a causa della perdurante mancanza di precipitazioni nevose e piovose omogenee, della grave aridità dei suoli, unitamente all’impoverimento progressivo delle falde sotterranee.

Su tutto il Distretto persiste dunque una situazione di severa siccità idrologica attestata da valori che registrano una carenza fino al 40% di portata in meno nelle sezioni esaminate del Grande Fiume e fino al 60% degli affluenti.  Nel mese di Febbraio le piogge previste sono cadute in modo scarso e disomogeneo e non hanno apportato ristoro e miglioramenti sostanziali, mentre le temperature medie hanno altresì confermato il trend fino a +3° C che caratterizza questo anomalo inverno come il secondo più caldo degli ultimi 40 anniOltre al 60% in meno di precipitazioni piovose (85 giorni senza piogge in Piemonte e assenza di piogge previste per le prossime settimane. Inverno più secco degli ultimi 9 anni per l’Emilia-Romagna con alta assenza di piogge in particolare nel Bolognese, Ferrarese e parte dell’Emilia occidentale) anche il contributo generalmente offerto dalla neve si è dimostrato assai risicato su tutti i rilievi Alpini azzerando o quasi tutte le scorte disponibili. In passato una stagione invernale mite e asciutta come quella che si sta per concludere non era mai stata registrata, la causa è da attribuire principalmente a due fattori: condizioni anticicloniche persistenti caratterizzate da aria molto mite in quota – che ha contribuito a generare temperature miti soprattutto in montagna – e frequenti giornate con vento favonio, tipico del periodo primaverile, che hanno innalzato le temperature anche alle quote più basse. Le serie di misure che consentono di analizzare l’andamento climatico di tutti gli inverni a partire dal 1961 permettono già̀ di trarre le prime conclusioni sulla stagione che sta per concludersi e inquadrarla anche dal punto di vista climatologico: tutti gli indicatori presi in esame infatti risultano in prossimità dei minimi rispetto le serie dal 1961 ad oggi rendendo particolarmente anomalo questo “straordinario” inverno meteorologico (che comprende i mesi di Dicembre, Gennaio e Febbraio).

PORTATE: su tutta l’asta del fiume Po persiste quindi la condizione di marcata siccità idrologica invernale, dall’inizio dell’anno le portate (per tutte le stazioni di misurazione) sono sempre rimaste sotto le medie; in particolare, nell’ultimo periodo considerato di Febbraio si evidenzia maggiormente la sezione di Piacenza, dove l’indice SFI (deficit di portata) identifica infatti una condizione di “estrema siccità idrologica”, causata dalla mancanza dei contributi lacuali di valle che, seppur minimi, hanno sostentato il Grande Fiume in assenza delle precipitazioni. Condizione di siccità che sta traslando e colpendo anche le altre stazioni lungo il corso del Po. La sezione di chiusa a Pontelagoscuro misura oggi 683 m3/s, prossima alla prima soglia di allerta, con una portata ridotta del -40%. Situazione endemica anche dei corsi di acqua minori cosiddetti tributari del Po che, in molti casi, a causa del regime torrentizio sempre più esasperato e prolungato nella durata, segnano scarti di portata superiori al -60%, con valori prossimi ai minimi storici in molte stazioni di misura.