Il costo economico degli eventi climatici estremi
Nel periodo tra il 1980 e il 2019 l’Italia ha subito, secondo le stime dell’Eea, circa 72,5 miliardi di euro di danni riconducibili a eventi meteorologici e idrologici anomali. Il nostro paese infatti registra ogni anno numeri piuttosto elevati di fenomeni atmosferici estremi come alluvioni e siccità.
1.118 gli eventi climatici estremi registrati in Italia dal 2010 al 2021, secondo l’Osservatorio clima città di Legambiente.
Nel 2023 il Nord Italia, con 210 eventi meteorologici estremi, si conferma l’area più colpita della Penisola. È seguita dal Centro (98) e dal Sud (70). In aumento soprattutto alluvioni ed esondazioni fluviali (+170% rispetto al 2022), le temperature record registrate nelle aree urbane (+150% rispetto ai casi del 2022), le frane da piogge intense (+64%); e poi le mareggiate (+44%), i danni da grandinate (+34,5%), e gli allagamenti (+12,4%). Eventi che hanno segnato un 2023 che ha visto anche l’alta quota in forte sofferenza, con lo zero termico che ha raggiunto quota 5.328 metri sulle Alpi e i ghiacciai in ritirata. A livello regionale, Lombardia ed Emilia-Romagna risultano nel 2023 le regioni più in sofferenza con, rispettivamente, 62 e 59 eventi che hanno provocato danni. Sono seguite dalla Toscana con 44 eventi, dal Lazio (30), Piemonte (27), Veneto (24) e Sicilia (21).
C’è da sottolineare che, solo nel mese di luglio, la Lombardia è stata colpita da ben 28 eventi, con due vittime. Tra le province più colpite svetta al primo posto Roma con 25 eventi meteo estremi, seguita da Ravenna con 19, Milano con 17, Varese 12, Bologna e Torino 10.
Questi fenomeni hanno effetti spesso deleteri sulle città e sui loro servizi. A causare i danni maggiori, in particolare, sono le precipitazioni intense, che portano ad allagamenti e frane, oltre a causare danni alle infrastrutture e al patrimonio storico. In Italia dal 2010 a oggi si sono verificati 951 episodi di questo tipo.
Le imprese italiane e il caldo estremo
La perdita in fatturato delle imprese italiane nel 2018
Il Veneto è stata la regione più colpita in questo senso e il 7,1% del fatturato di tutte le imprese è stato perso a causa del caldo.
Anche in Trentino Alto Adige (6,7%), Toscana (6,5%), Friuli Venezia Giulia (6,4%) e Lazio (6,3%) le imprese hanno subito danni significativi. Il centro e il nord-est della penisola sono stati colpiti più duramente, mentre le perdite registrate in meridione si attestano su cifre decisamente inferiori.
Perdite economiche dovute a condizioni meteorologiche e climatiche estreme in Europa
I pericoli legati al clima, come temperature estreme, forti precipitazioni e siccità, rappresentano rischi per la salute umana e l’ambiente e possono portare a notevoli perdite economiche. La strategia di adattamento dell’UE del 2021 mira a rafforzare la resilienza e a garantire che l’UE sia ben preparata a gestire tali rischi e ad adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici. L’UE mira, tra gli altri obiettivi, a ridurre in ultima analisi le perdite monetarie complessive dovute a eventi meteorologici e climatici .
Tra il 1980 e il 2022 gli eventi estremi legati al clima sono stati stimati a 650 miliardi di EUR (prezzi 2022) nell’UE. I pericoli idrologici (alluvioni) rappresentano quasi il 43% e i pericoli meteorologici (tempeste, inclusi fulmini e grandine, insieme a movimenti di massa) circa il 29% del totale. Per quanto riguarda i pericoli climatologici, le ondate di calore causano circa il 20% delle perdite totali, mentre il restante +/-8% è causato da siccità, incendi boschivi e ondate di freddo insieme.
Tra i pericoli più costosi nel periodo 1980-2022 figurano le inondazioni del 2021 in Germania e Belgio (44 miliardi di EUR), gli eventi composti di siccità e calore del 2022 in tutto il continente (40 miliardi di EUR), le inondazioni del 2002 nell’Europa centrale (34 miliardi di EUR), la tempesta Lothar del 1999 nell’Europa occidentale (17 miliardi di EUR), la siccità e l’ondata di calore del 2003 in tutta l’UE (17 miliardi di EUR), e le inondazioni del 2000 in Francia e in Italia (14 miliardi di EUR), il tutto ai prezzi del 2022.
Un numero relativamente piccolo di eventi è responsabile di gran parte delle perdite economiche: il 5% degli eventi legati al clima con le perdite maggiori è responsabile del 59% delle perdite e l’1% degli eventi causa il 28% delle perdite (calcoli dell’AEA basati sul set di dati originale). Ciò si traduce in un’elevata variabilità da un anno all’altro. Le ragioni sono molteplici, tra cui lo sviluppo di risorse in aree vulnerabili e una potenziale distorsione della segnalazione nel tempo, ma anche perché la maggior parte degli eventi meteorologici e climatici estremi in tutto il mondo e in Europa sono diventati più gravi e frequenti a causa dei cambiamenti climatici causati dall’uomo.
Ciononostante, le perdite medie annue (prezzi costanti, euro 2022) sono state di circa 10,4 miliardi di euro nel periodo 1981-1990, 12,2 miliardi nel periodo 1991-2000, 14,7 miliardi nel periodo 2001-2010 e 15,9 miliardi nel periodo 2011-2020. Con 59,4 miliardi di EUR e 52,3 miliardi di EUR, il 2021 e il 2022 registrano i valori annuali più elevati dell’intera serie storica (seguiti da 2002, 1999 e 1990). Inoltre, un’analisi statistica di una media mobile a 30 anni rivela che le perdite economiche sono aumentate nel corso degli anni. Una linea di tendenza lineare attraverso queste medie a 30 anni rappresenta un aumento del 41% nel periodo 2009-2022, o del 2,5% all’anno.
Il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico prevede che gli eventi estremi legati al clima diventeranno più frequenti e gravi in tutto il mondo. Ciò potrebbe ripercuotersi su più settori e causare fallimenti sistemici in tutta Europa, con conseguenti maggiori perdite economiche. Pertanto, sebbene ciò sia incerto, sembra improbabile che le perdite economiche associate si riducano entro il 2030.