ISTAT – Rapporto 2021 sulla competitività dei settori produttivi

L’Istat ha inoltre presentato per il 2021 il Rapporto sulla competitività dei settori produttivi: l’impatto economico della pandemia sui territori è stato eterogeneo ma pervasivo.

La crisi, spiega l’Istat, ha “prodotto divisioni sul territorio, anche a causa della applicazione delle misure di contenimento della pandemia su base regionale“. Risultano colpite dalla crisi tutte le Regioni, ma l’impatto più forte è al Centro-Sud.

La crisi pandemica ha inciso anche sulle strategie di finanziamento delle imprese che, per fronteggiare la crisi di liquidità, hanno utilizzato un insieme ampio di strumenti nell’ambito dei quali il credito bancario ha rivestito un ruolo centrale.

Le modifiche ai canali di finanziamento indotte dalla pandemia appaiono transitorie e legate per lo più alle conseguenze economiche dell’emergenza sanitaria.

Per l’Istat la vulnerabilità del tessuto produttivo locale dipende sia dal grado di diffusione, al suo interno, dei settori maggiormente colpiti dalla crisi, sia da quanto esso è specializzato in tali attività.

Un indicatore del grado di “rischio combinato” (in termini di imprese e addetti) dei territori permette di evidenziare come la crisi tenda ad accentuare il divario tra le aree geografiche italiane: delle sei regioni il cui tessuto produttivo risulta ad alto rischio combinato, cinque appartengono al Mezzogiorno, (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania e Sardegna) e una al Centro Italia (Umbria).

Le sei regioni classificabili a rischio basso si trovano invece tutte nell’Italia settentrionale (Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Provincia autonoma di Trento).

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