ISPI – Cina: superpotenza dell’idrogeno rinnovabile?

DI Nicola De Blasio HKS BELFER CENTER E ISPI – Fridolin Pflugmann HKS BELFER CENTER

La Cina raggiungerà il picco di emissioni di anidride carbonica entro il 2030 e la neutralità del carbonio non oltre il 2060. Questo l’impegno che il presidente cinese Xi Jinping ha portato ai tavoli dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 2020 imprimendo un passo significativo alla lotta contro i cambiamenti climatici.

La Cina è attualmente il principale contributore al mondo di gas a effetto serra e questo pone sicuramente Pechino al centro di qualsiasi sforzo volto a limitare le emissioni globali.

Potenzialità cinesi nel campo delle rinnovabili

Nel 2019, la Cina ha contribuito per quasi il 30% alle emissioni globali, pari a circa il doppio delle emissioni del secondo responsabile, gli Stati Uniti.

Tuttavia, mentre le emissioni statunitensi dal 2007 seguono una traiettoria discendente, quelle cinesi nello stesso periodo sono cresciute sollevando preoccupazioni circa la capacità di Pechino di rispettare gli obiettivi fissati.

Questa situazione non deve indurci ad ignorare che la Cina rimane il principale produttore mondiale di energie rinnovabili e tecnologie energetiche pulite. Dal 2013 ad esempio, la Cina è stato il paese con la più imponente diffusione di impianti fotovoltaici (FV) al mondo e, in meno di due anni, si è imposta come leader mondiale nella produzione di moduli fotovoltaici.

Allo stesso tempo, la Cina ha saputo sfruttare capacità industriale e economie di scala per ridurre i costi dei moduli, che a fine 2018 erano del 90% più bassi rispetto a solo dieci anni prima. (CONTINUA)

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