CorSera – Kazakistan, crisi provocata dai bitcoin

Kazakistan, crisi provocata dai bitcoin. Che ora minacciano anche Iran e Kosovo

Nel Paese investito da rivolte di piazza si sono trasferite in pochi mesi 88.000 aziende che trattano criptovaluta. Queste attività, nel mondo, richiedono un consumo di energia pari a quello dell’intera Polonia.

All’8 gennaio 2022 il valore del bitcoin è calcolato a poco meno di 37.000 euro ma il futuro di questo sistema di pagamento è messo in discussione vuoi per la sua scarsa trasparenza, vuoi per la sua altrettanto scarsa sostenibilità ambientale. Come detto, non solo il Kazakistan sta facendo i conti con questo problema.

La Cina se ne è resa conto da tempo: i blackout subiti in alcune regioni nel 2021 sarebbero stati causati proprio dalle attività di «mining» in criptovalute;e per questa ragioni molte società si sono trasferite nel vicino Kazakistan. Per la medesima ragione a partire dal giugno del 2021 anche l’Iran ha detto stop all’attività delle factories di bitcoin e l’esempio è stato seguito tre giorni fa dal primo Paese europeo, il Kosovo, a sua volta tormentato da continue interruzioni di energia.

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