U.E. – Proposta di direttiva sull’efficienza energetica

Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sull’efficienza energetica (rifusione) [COM(2021) 558 final – 2021/0203 (COD)]

1.4.

1.4 Il CESE ribadisce la propria posizione espressa nel parere sulla legge europea sul clima[1], in cui sottolinea che l’obiettivo dovrebbe essere conseguire la massima riduzione possibile delle emissioni di gas a effetto serra ai costi socioeconomici più bassi. Raccomanda di combinare, ove necessario, strumenti compatibili con un mercato ben regolamentato e misure di regolamentazione, ivi inclusi gli strumenti finanziari messi a disposizione nel quadro finanziario pluriennale e nell’ambito di Next Generation EU, al fine di contribuire a un contesto energetico più efficiente.

[1]        GU C 364 del 28.10.2020, pag. 143.


1.7 L’aumento dei prezzi dell’energia ha rivelato quanto rapidamente e gravemente questo problema possa colpire le famiglie e le imprese. L’importanza delle misure volte a mitigare tali costi è diventata evidente prima del previsto. A questo proposito, il CESE sostiene gli incentivi e gli strumenti volti all’attuazione della direttiva sull’efficienza energetica, nell’ottica di aiutare i clienti e le famiglie vulnerabili, e sottolinea che obiettivi ambiziosi in materia di teleriscaldamento-teleraffrescamento potrebbero peggiorare le condizioni degli alloggi sociali. Il CESE plaude pertanto alla proposta di creare un Fondo sociale per il clima e chiede il rispetto del principio della “transizione giusta” in modo tale da tenere conto delle diverse situazioni degli Stati membri.


2.2 La proposta rientra in tale programma strategico più ampio e dovrebbe essere pienamente in linea con altre iniziative del pacchetto “Pronti per il 55 %” (quali le modifiche al sistema per lo scambio di quote di emissioni dell’UE (EU ETS); l’adeguamento del meccanismo finanziario a sostegno dell’attuazione del pacchetto; il regolamento sulla condivisione degli sforzi; la direttiva sulle energie rinnovabili; le norme sulle emissioni più rigide per i veicoli a motore e la direttiva riveduta sulla realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi), al fine di assicurare lo sviluppo sostenibile dell’UE auspicato.


2..3 L’obiettivo principale della proposta è ridurre il consumo complessivo di energia e tagliare le emissioni. Tra gli obiettivi fondamentali figurano i seguenti: sfruttare il potenziale di risparmio energetico ancora inutilizzato in tutta l’economia; riflettere gli obiettivi di efficienza energetica di portata più ampia contemplati nel piano per l’obiettivo climatico e definire misure per gli Stati membri che siano in linea con il più ambizioso obiettivo climatico per il 2030 di ridurre le emissioni del 55 %. Ciò deve avvenire tenendo debitamente conto dei fattori sociali e legati alla sostenibilità, contribuendo a un consumo di energia economicamente accessibile e inclusivo, come concordato nell’impegno sociale congiunto di Porto, e nel pieno rispetto del principio della “transizione giusta”.


2.5 La direttiva rifusa propone di stabilire un obiettivo annuale vincolante più ambizioso per la riduzione del consumo energetico a livello di Unione. Essa mira altresì a fornire un orientamento per la definizione dei contributi nazionali, con cui verranno pressoché raddoppiati gli obblighi annuali degli Stati membri in termini di risparmio energetico.


3.6 Il CESE esorta le istituzioni europee ad assicurare la creazione di sinergie tra le iniziative nel quadro del pacchetto “Pronti per il 55 %”. In caso di modifiche sostanziali al suddetto pacchetto, il CESE chiede alle istituzioni dell’Unione di elaborare una valutazione d’impatto.


3.8 Il Comitato appoggia le misure che dovranno essere adottate dagli enti pubblici nell’ottica di fornire supporto al settore dell’edilizia, in particolare alle PMI, e di sviluppare e attuare nuove tecnologie nel quadro della strategia “Ondata di ristrutturazioni”. I criteri quali l’efficacia in termini di costi e la fattibilità economica, nonché i criteri sulla qualità ed i criteri sociali, dovrebbero essere applicati nell’ambito degli appalti pubblici e dovrebbero continuare a svolgere un ruolo in altri settori per garantire condizioni di parità. 

3.9  Il CESE accoglie con favore il carattere vincolante del nuovo obiettivo dell’UE e raccomanda pertanto che gli obiettivi nazionali indicativi tengano conto dei diversi punti di partenza, delle specifiche situazioni nazionali e del potenziale di riduzione delle emissioni, compresi quelli degli Stati membri insulari e delle isole, come pure degli sforzi compiuti in linea con le conclusioni del Consiglio del dicembre 2020[1].

[1]             https://data.consilium.europa.eu/doc/document/ST-22-2020-INIT/it/pdf.

4.6 A giudizio del CESE, è fondamentale che tutti i professionisti che contribuiscono al nuovo approccio alla politica di efficienza energetica abbiano ricevuto una formazione adeguata che consenta loro di acquisire le competenze e le qualifiche richieste, e al contempo è essenziale riconoscere la carenza di lavoratori qualificati in tale settore.

4.7 Come espresso nel suo parere sul tema Un’ondata di ristrutturazioni per l’Europa, il Comitato sottolinea che l’isolamento dei muri cavi e dei pavimenti sono le misure che consentono il maggior risparmio di CO2, le più semplici da realizzare e le meno onerose. Ma anche questi interventi relativamente poco costosi risultano troppo onerosi per molti proprietari di abitazioni, nonostante l’abbassamento dei costi energetici che ne deriva. Il CESE raccomanda pertanto ai governi nazionali di introdurre un programma di sovvenzioni per la realizzazione di tali misure, essendo anch’esse potenzialmente in grado di creare posti di lavoro. Uno studio di Renovate Europe mostra che, per ogni milione di euro investito nella ristrutturazione energetica degli edifici, nell’UE vengono creati in media 18 posti di lavoro[1].  
4.8 Se da un lato il Comitato ritiene che un massimale per il consumo di energia costituisca un indicatore molto utile per quanto concerne questioni quali il consumo domestico, dall’altro nutre dubbi circa il fatto che un tale indicatore da solo sia adeguato per il settore industriale. Le tecnologie innovative per la decarbonizzazione sono spesso a più alta intensità energetica rispetto alle alternative tradizionali (che sono tuttavia più inquinanti). Pertanto l’imposizione di un limite del consumo per l’industria potrebbe ostacolare la decarbonizzazione dei processi di questo settore, compromettendo anche la produzione industriale.  

4.9 Il CESE sottolinea che obiettivi ambiziosi in materia di teleriscaldamento-teleraffrescamento possono contribuire ad aumentare la povertà energetica in quanto numerose famiglie a basso reddito vivono in alloggi sociali, con una gestione tendenzialmente centralizzata. Le modifiche apportate alla direttiva sull’efficienza energetica non devono avere effetto retroattivo e la rettifica della definizione di teleriscaldamento e teleraffrescamento efficienti (articolo 24) non dovrebbe essere applicata ai sistemi già in funzione, bensì solamente a quelli di nuova realizzazione o ammodernati.


[1]             https://www.renovate-europe.eu/wp-content/uploads/2020/06/BPIE-Research-Layout_FINALPDF_08.06.pdf.

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