In un tweet il Papa ricorda la Giornata mondiale sulla sicurezza e salute sul lavoro. Ogni 15 secondi un lavoratore muore e altri 153 subiscono infortuni: dati destinati a peggiorare nel contesto della guerra, come spiega Liliana Ocmin del consiglio di amministrazione dell’Ilo, l’organizzazione Onu per il lavoro di Fausta Speranza – Città del Vaticano
“Lavorare in sicurezza permette a tutti di esprimere il meglio di sé guadagnando il pane quotidiano. Più curiamo la dignità del lavoro e più siamo certi che aumenterà la qualità e la bellezza delle opere realizzate”. Così Papa Francesco in un tweet sul suo account @Pontifex nell’odierna Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro.
Si stima che ogni giorno 6.300 persone muoiono a causa di incidenti sul lavoro o malattie professionali, causando più di 2,3 milioni di morti all’anno. Lo ricorda l’Ilo, l’Organizzazione internazionale del lavoro, oggi 28 aprile in occasione della ricorrenza. Gli incidenti che si verificano annualmente sul posto di lavoro sono 317 milioni, molti dei quali portano ad assenze prolungate per malattia. Il costo umano di queste tragedie quotidiane è enorme e l’onere economico causato dalle scarse pratiche di messa in sicurezza dei luoghi di lavoro è stimato come pari al quattro per cento del prodotto interno lordo mondiale.
Tantissimi gli appelli del Papa su lavoro e sicurezza
Nella Notte di Natale Francesco ha detto che “Gesù viene a colmare di dignità la durezza del lavoro, ci ricorda quanto è importante dare dignità all’uomo con il lavoro, ma anche dare dignità al lavoro dell’uomo, perché l’uomo è signore e non schiavo del lavoro”. “Nel giorno della vita, ripetiamo basta morti sul lavoro e impegniamoci per questo”.
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La battaglia in corso dell’Ue per il salario minimo
Un nuovo round di negoziati a livello europeo per la direttiva sul salario minimo è iniziato proprio in questi giorni. Si tratta del sesto trilogo, cioè del sesto tavolo che riunisce i rappresentanti di Consiglio, Commissione e Parlamento europei chiamati a negoziare. Il prossimo trilogo è pensato per il 10 o 17 maggio. Le proposte di direttiva dell’esecutivo sono già state approvate dalla Plenaria di Strasburgo a novembre e a dicembre il Consiglio ha poi dato il proprio via libera. L’idea è che per legge o tramite contrattazione collettiva si obblighino i Paesi membri dell’Ue a promuovere un salario minimo. Ovviamente anche assicurare una retribuzione accettabile significa sottrarre i lavoratori a precarietà e al rischio di lavorare senza le dovute misure di sicurezza.
L’impegno dell’Ilo da difendere e rilanciare
L’Ilo ha adottato più di quaranta convenzioni e raccomandazioni riguardanti specificamente la salute e la sicurezza sul lavoro e ha adottato oltre quaranta codici di comportamento. Per capire come rispettare nel concreto queste indicazioni abbiamo intervistato Liliana Ocmin, membro del consiglio di amministrazione dell’Ilo:Ascolta l’intervista con Liliana Ocmin
Non si può morire di lavoro, ribadisce Ocmin, definendo inaccettabili le percentuali che si sono registrate in questi anni. Sottolinea inoltre che non è neanche immaginabile di ammalarsi o di restare invalidi per tutta la vita per mancate misure di sicurezza da parte dei datori di lavoro. E chiarisce un punto essenziale: la priorità è la vita delle persone ma – spiega – investire in sicurezza per l’azienda significa anche essere più competitiva.
Il problema del lavoro oggi è che è troppo precario e sottopagato, soprattutto per donne e giovani. C’e’ un’emergenza in atto e c’è bisogno di difendere le risorse che per esempio in Italia erano state pensate per aiutare proprio queste fasce di lavoratori. Si tratta del provvedimento con la sigla Pnrr che in sostanza stabilisce come impiegare le risorse che l’Ue ha assicurato in tempo di crisi sanitaria con il programma Next Generation Eu. Ora la guerra – sottolinea Ocmin – ci angoscia tutti perché assistiamo al più grande dramma che è quello delle perdite di vite umane ma ci preoccupa anche molto perché rischiano di saltare i piani: quello che sta accadendo in Ucraina – dice – non può che avere grosse ripercussioni sull’economia. Rischia di mettere in forse gli investimenti per aiutare i lavoratori.