Ambiente – PFAS e miglioramento della qualità delle acque destinate al consumo umano

Atto Senato n. 2392

Già nel 2017 l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) nello studio « Keeping our water clean: the case of water contamination in the Veneto Region, Italy » aveva evidenziato come gli studi epidemiologici hanno trovato un’associazione proprio tra l’esposizione umana a PFOA e PFOS e l’insorgenza di diverse patologie: dall’aumento del colesterolo a quello degli enzimi epatici, alla riduzione della risposta ai vaccini (tema di primaria importanza vista la campagna vaccinale anti COVID-19 in corso), fino al preoccupante abbassamento del sistema immunitario, già nei bambini. Individuati come interferenti endocrini, i PFAS causano disturbi alla tiroide e ipertensione in gravidanza.

Gli effetti immunodepressivi sulla popolazione esposta ai PFAS sono stati analizzati anche in un articolo pubblicato a marzo 2021 sul Giornale internazionale di ricerca ambientale e salute pubblica (International Journal of Environmental Research and Public Health) dal titolo « Exposure to Perfluoroalkyl Substances and Mortality for COVID-19: A Spatial Ecological Analysis in the Veneto Region (Italy) » in cui è stato osservato un rischio di mortalità più elevato per COVID-19 in una popolazione fortemente esposta a PFAS; più precisamente, nella cosiddetta « zona rossa » della regione Veneto che coinvolge alcuni comuni delle province di Vicenza, Verona e Padova, dove i residenti sono stati esposti per decenni ad acqua potabile contaminata da PFAS, è stato riscontrato un tasso di mortalità da COVID-19 più alto rispetto al resto della regione.

Gli studi dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), inoltre, hanno confermato un’associazione positiva con i tumori dei testicoli e dei reni, classificando il PFOA come possibilmente cancerogeno per l’uomo, nel Gruppo 2B.

Nel 2020 la Commissione europea ha chiesto all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) una valutazione scientifica sui rischi per la salute umana legati alla presenza di 27 sostanze poli e perfluoroalchiliche (PFAS) nel cibo. Il parere scientifico, pubblicato in una relazione tecnica dell’EFSA del 17 settembre 2020 « Risk to human health related to the presence of perfluoroalkyl substances in food », indica la nuova soglia di sicurezza per le principali sostanze perfluoroalchiliche, o PFAS, presenti negli alimenti e che si accumulano nell’organismo umano. La dose settimanale tollerabile di gruppo (DST) è di 4,4 nanogrammi per chilogrammo di peso corporeo.

Il presente disegno di legge si rende quindi necessario al fine di adeguare l’attuale regolamentazione in materia di scarichi (parte terza del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152) alle criticità emergenti nel nostro Paese relativamente alle sostanze poli e perfluoroalchiliche. Come precedentemente evidenziato, tali sostanze pericolose hanno messo a rischio l’utilizzazione di importanti risorse idriche destinate all’utilizzo potabile, oltreché la qualità dei nostri corpi idrici, destando anche preoccupazioni di carattere sanitario per la popolazione interessata.

L’intervento normativo riflette inoltre i recenti obblighi derivanti da accordi internazionali (REACH) che prevedono il divieto di utilizzo e di presenza nei prodotti di alcune sostanze appartenenti alla categoria delle sostanze poli e perfluoroalchiliche sulla base delle loro caratteristiche di persistenza, bioaccumulabilità e tossicità.

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