ISPI – CAMBIAMENTO CLIMATICO – COP27

CAMBIAMENTO CLIMATICO – COP27: la sfida del Global South di Stefano Salomoni

La lotta al cambiamento climatico, così come si è incarnata nell’accordo di Parigi, si è sostanziata fondamentalmente in due punti: mitigazione e adattamento. Per “mitigazione” si intendono gli interventi umani mirati a ridurre la produzione o incrementare l’assorbimento di gas serra, quali per esempio l’accrescimento dell’utilizzo di fonti rinnovabili, azioni per l’efficientamento energetico o la riforestazione per l’assorbimento delle emissioni.  Con “adattamento” invece si fa riferimento ad aggiustamenti promossi dall’uomo nei sistemi ecologici, sociali o economici in risposta a stimoli climatici reali o previsti e ai loro impatti. Sempre a Parigi, oltre a questi due piani di azione, si sono definite poi le modalità per raggiungere questi obiettivi: trasparenza, per monitorare i progressi e le azioni portate avanti per raggiungere gli obiettivi definiti; trasferimenti tecnologici e capacity building per la diffusione dei mezzi per combattere il cambiamento climatico; e la finanza per il clima, cioè la mobilitazione delle risorse a supporto dell’azione climatica, da dividersi tra azioni di mitigazione e adattamento, che di fatto si traduce in un supporto finanziario dei Paesi avanzati verso le economie più vulnerabili in applicazione del principio delle “responsabilità comuni ma differenziate”.

Rifacendosi all’aurea regola di “seguire il denaro”, è proprio focalizzandosi su quest’ultima che si può fare una prima valutazione su quanto alle promesse stiano seguendo i fatti. E questo non solo perché sia facile e immediato verificare lo scarto tra promesse e realtà. Ma perché è proprio in questa interazione tra mondo sviluppato e Global South che si giocherà la reale possibilità di contenere la portata e gli effetti del cambiamento climatico. Questo perché l’ingaggio del Global South, considerato il suo crescente peso relativo in termini di popolazione, economia, ed emissioni, fa sì che, se anche queste regioni seguissero un percorso di sviluppo simile a quello del mondo sviluppato, ogni possibilità di contenere il degrado climatico e ambientale verrebbe preclusa.

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