ISPI – UE, la lunga marcia verde

Piani nazionali per il clima e l’energia: chi manca all’appello

Con il piano Fit for 55 dell’anno scorso la Commissione europea ha trovato un accordo con i governi per rafforzare gli obiettivi climatici del continente: entro il 2030 i settori non coperti dal mercato degli Ets (diritti a inquinare, per cui più emetti più paghi) dovranno abbattere le proprie emissioni del 40% rispetto ai livelli 2005, e non più del 30% come previsto in precedenza. Questo richiede l’aggiornamento dei piani nazionali per il clima e l’energia (in Italia chiamato Pniec), la cui prima versione risale al 2019. Entro il 30 giugno gli Stati membri avrebbero dovuto inviare le proprie bozze riviste alla Commissione UE, per iniziare una fase negoziale che arrivi a stabilire i nuovi target nazionali vincolanti entro il 2024, dopo una prima revisione da parte di Bruxelles entro la fine dell’anno. Si usa il condizionale perché in realtà non tutte le capitali si sono ancora adeguate: solo 10 su 27 hanno a oggi fatto avere a Bruxelles le nuove bozze. E tra chi manca all’appello compaiono anche grandi inquinatori come Francia, Germania e Polonia.

L’Italia ha invece rispettato la scadenza, molto attesa dagli operatori del settore delle fonti rinnovabili in quanto il documento presenta anche i nuovi target di generazione da solare ed eolico. Ma le buone notizie per il nostro Paese finiscono qui. L’Italia secondo gli obiettivi stabiliti dall’UE dovrebbe tagliare le emissioni relative a trasporti, rifiuti, edifici, agricoltura e piccola industria del 43,7% entro il 2030. Ma nel documento inviato a Bruxelles il governo ha indicato un trend attuale del –28,6% a politiche vigenti, e un –35/-37% come cosiddetto “scenario di policy”, che cioè include le politiche che il Paese vuole intraprendere nei prossimi anni per avvicinarsi, se non raggiungere, il risultato. Il governo italiano ha difeso la scelta affermando di “non voler inventare numeri che non possono essere raggiunti”. Tra gli altri Paesi che hanno presentato la propria bozza l’Italia sarebbe tuttavia l’unica ad aver scritto di non poter raggiungere il target, che viene in effetti descritto nel documento come “molto impegnativo e sfidante”.

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