La mobilità italiana. Rapporto Italiani nel Mondo 2019

Fonte: FONDAZIONE MIGRANTES

128 mila partenze nell’ultimo anno. Quasi 5,3 milioni di residenti all’estero. È stata presentata il 25 ottobre 2019 a Roma la XIV edizione del “Rapporto Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes. Con il contribuito di circa 70 studiosi italiani e non, la mobilità dall’Italia e nell’Italia è analizzata partendo dai dati quantitativi (socio-statistici).

L’approfondimento di questa edizione è dedicato alla percezione delle comunità italiane nel mondo: “Quando brutti, sporchi e cattivi erano gli italiani: dai pregiudizi all’amore per il made in Italy”.

Il Rapporto Italiani nel Mondo riflette cioè sulla percezione e sulla conseguente creazione di stereotipi e pregiudizi rispetto al migrante italiano. Il fare memoria di sé diventa quindi occasione per meglio comprendere chi siamo oggi e chi vogliamo essere.

In particolare:
da 107 province e verso 195 destinazioni diverse nel mondo:
Le partenze nell’ultimo anno hanno riguardato 107 province italiane.
Le prime dieci, nell’ordine, sono: Roma, Milano, Napoli, Treviso, Brescia, Palermo, Vicenza, Catania, Bergamo e Cosenza. Si va, cioè, dal Nord al Centro, al Sud e alle Isole a riprova, ancora una volta, come sia tutto il tessuto italiano ad essere interessato attualmente dalla mobilità. Con 22.803 partenze continua il solido “primato” della Lombardia, la regione da cui partono più italiani, seguita dal Veneto (13.329), dalla Sicilia (12.127), dal Lazio (10.171) e dal Piemonte (9.702).

Le trappole italiane: il malessere demografico
Le partenze nell’ultimo anno tornano a interessare fortemente gli italiani giovani e nel pieno delle loro energie vitali e professionali. Si tratta soprattutto di single o di nuclei familiari giovani, donne e uomini spesso non uniti in matrimonio ma con figli: i minori sono infatti il 20,2% degli oltre 128 mila registrati, ovvero quasi 26 mila. Di questi, il 12,1% ha meno di 10 anni, il 5,6% ha tra i 10 e i 14 anni e il 2,5% tra i 15 e i 17 anni.

L’inesorabile “vuoto” sociale che si sta creando e che difficilmente potrà trovare soluzioni facilmente adottabili è iniziato nel lontano 1995 quando la popolazione italiana ha cominciato a decrescere, complice un tasso di natalità già in declino e che oggi viene considerato il più basso al mondo al punto tale che il nostro Paese è caduto in quella che è stata definita la “trappola demografica”.

Quest’ultima è determinata dal calo consistente delle donne in età fertile che porta all’inesorabile crollo della natalità da cui è molto difficile uscire se non si ricorre velocemente ai ripari con la messa in atto di politiche a sostegno dei giovani e delle famiglie, di azioni di tutela della libertà delle donne e del loro desiderio di maternità, di impegno a garantire il merito e lo smart working nonché il favorire una politica fiscale più equa che metta al centro la famiglia.

A quanto detto si aggiunge, infine, la percezione errata di una presenza straniera in Italia sempre più consistente. In realtà di stranieri in Italia ne arrivano sempre meno e anche chi tra gli immigrati ha acquisito la cittadinanza italiana vaglia sempre più spesso e, sempre più spesso mette in pratica, il trasferimento in un altro paese.

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